Anno Accademico 2009/2010

Gli ultimi mesi del 2009 chiudono l’arco delle celebrazioni per il decennale del coro, il quale però continua a partecipare alle diverse ricorrenze della vita cittadina e universitaria.
Il 9 ottobre le sezioni maschili si esibiscono alla Scuola Superiore Sant’Anna nel Concerto per il Convegno della Società Italiana Mazziniana, proponendo con successo brani del Risorgimento italiano e due inni mazziniani preparati per l’occasione.

Il 23 dello stesso mese il coro dell’Università è invitato al Convegno Ziele und Wege interkultureller Kooperation, organizzato dal Dipartimento di Linguistica di cui fanno parte due contralti del coro; per questa occasione, nell’Aula Magna Nuova della Sapienza, vengono eseguiti cori di Giuseppe Verdi ed una selezione dal_Messiah_ di Haendel, che comprende And the Glory, For unto us a Child is born, Glory to God ed il famoso Halleluja. L’esibizione riscuote un grande apprezzamento, tanto che il Dipartimento qualche tempo dopo offre ai cantori un gradito rinfresco!

Nel mese di novembre, si tiene nell’Aula Magna Nuova della Sapienza una cerimonia privata, tutta dedicata al Coro dell’Università: il Magnifico Rettore prof. Marco Pasquali, il Direttore Amministrativo Riccardo Grasso e l’ideatrice del coro, Carolyn Gianturco, dopo una breve allocuzione, in cui ripercorrono la storia e la crescita di questo ormai ingente gruppo musicale, chiamano singolarmente i componenti per consegnar loro il libro con cronaca, foto ed altre curiosità sui dieci anni del coro ed un ricordo.

Il tempo per gli allori, tuttavia, non è molto: il 22 novembre, al Palazzo dei Congressi si tiene l’annuale cerimonia per la Festa dei 25 e 50 anni dalla laurea, alla quale il coro partecipa.
L’attività del 2009 si chiude con i festeggiamenti veri e propri, che naturalmente il coro ha voluto condividere con il suo pubblico, grazie anche alla collaborazione di alcuni interpreti d’eccezione: il soprano Paola Cigna ed il tenore Marco Mustaro, che già in passato hanno collaborato con il coro d’ateneo, e la Tuscan Chamber Orchestra.

Il 27 novembre 2009, nella magnifica basilica di San Paolo a Ripa d’Arno, dinanzi ad un uditorio numeroso malgrado la serata di pioggia, le note di un’ouverture si dispiegano, aprendosi come un sipario su un universo barocco baluginante di lampi assolutamente originali, precursori di tempi a venire.
Si tratta dell’incipit dell’Ode for St. Cecilia’s Day, di Georg Friedrich Haendel, che narra la creazione dell’universo in termini tutti musicali, rintracciando nei suoni e nella loro armonia l’origine di ogni cosa e descrivendo le esperienze umane con gli strumenti che le accompagnano. Quale migliore tema per partecipare alle celebrazioni per i 250 anni dalla morte del compositore, ma soprattutto per festeggiare i ben dieci anni di attività del Coro dell’Università di Pisa.

Con note lunghe e vibranti il coro si sostituisce alla limpida voce del tenore, ed ogni sezione, con le altre e da sola, dichiara come tutto ebbe origine dall’armonia; timbri chiari e scuri si fondono e si separano, in un gioco immaginifico: così una scala ascendente descrive “tutta l’estensione delle note”, mentre su un suono rimbombante poggia la parola “diapason”. A questo punto la voce del soprano tesse con quella del violoncello di Antonella Costantino un duetto ineffabile e terso, che introduce il tema delle passioni umane: ecco allora una scena di battaglia, con lo squillo della tromba e l’incitamento allo scontro del tenore, al quale subito tutte le voci rispondono, concitate e furenti, imitando ora il ritmo del tamburo ora il segnale dell’attacco. Segue una marcia che vede protagonista la splendida orchestra; quindi l’attenzione si sposta sul flauto e sul liuto, tratteggiati dal soprano, poi sui violini, descritti dal tenore.

Lo strumento su cui il musicista però si sofferma è l’organo, ed il soprano lo racconta quasi come persona viva, una voce così celestiale da richiamare gli angeli. L’opera si chiude ancora con l’armonia, motore di tutte le cose, cantata dal coro con suoni ampi e solenni, ma all’improvviso l’atmosfera diviene cupa, al pensiero che un giorno tutto si fermerà allo squillo di una tromba il cui canto giungerà fino al cielo.
Per completare il concerto non potevano mancare i brani di una delle opere più famose di Haendel: il Messiah, anticipo augurale al periodo natalizio. Alternandosi con i solisti, il Coro si è esibito in brani composti da testi molto brevi, ripetuti ossessivamente; in And the Glory due frasi si distribuiscono rispettivamente su soggetto e controsoggetto: si alternano, inseguono, sovrappongono, in un gioco di richiami sempre nuovo.

Analogo schema segue And he shall purify, in cui il tema principale è caratterizzato da un arco limpido e legato, cui si contrappone una serie di agilità serrate. Segue un suggestivo brano sulla Natività, costruito come una fuga a quattro voci, ricco di virtuosismi e di difficile esecuzione; nonostante ciò, quello che l’uditore percepisce è un profondo senso di gioia e di serenità, le agilità divengono espressione di incontenibile fiducia, che culmina negli appellativi che saranno tributati al Signore, declamati dalle quattro sezioni in modo icastico.
Dopo una serie di interventi dell’orchestra, fra cui una bellissima Pastorale, e del soprano, il Coro irrompe con un Gloria omoritmico e possente, che al suo interno incastona uno scattante fugato, costruito come di consueto sulla seconda parte della frase. L’opera si conclude con il frizzante His yoke is easy and his burthen is light: tutto qui il testo da cantare, ma con una freschezza liquida, giocosa, che trascina pubblico e musicisti fino al grandioso Halleluja, senza dubbio una delle musiche più famose al mondo, che ha riempito la chiesa con le sue note giocose e solenni.

Il Coro ha dato prova di grande affiatamento non solo con il maestro, ma anche con l’Orchestra, composta di elementi straordinari, e con i solisti, professionisti di alto profilo. Il concerto si è concluso con prolungati applausi ed un breve discorso del Maestro Stefano Barandoni, artefice e mentore di questo corposo ensemble musicale. È quindi stata offerta una seconda esecuzione dell’Halleluja, suggello di dieci anni di crescita.
Il timore, dopo esperienze così intense, è sempre quello di un effetto “sordina”, la possibilità che ogni esibizione successiva possa essere, in qualche modo “minore” rispetto al vissuto precedente. Questo undicesimo anno, insomma, aveva un po’ per tutti il sapore di una nuova partenza. Mai sottovalutare, però, la vivacità goliardica che un gruppo affiatato di studenti, docenti e personale dell’Università può animare…

L’attività riprende molto presto, il 3 marzo 2010, con il Concerto per l’inaugurazione dell’anno accademico e la consegna dei Cherubini, tenutosi nell’Aula Magna Nuova del Palazzo “La Sapienza”. Il coro comincia intanto a prepararsi per il concerto di giugno ed inserisce nuovi brani nel suo repertorio, concentrandosi sui principali autori del Romanticismo tedesco e francese.
Gli impegni divengono serrati in primavera: il 10 aprile, a Palazzo dei Congressi, si ha la consueta esibizione durante la consegna delle lauree con lode, durante la quale sono particolarmente apprezzati i brani tratti dai Carmina Burana di Carl Orff; il 14 aprile, nella Chiesa di Sant’Anna, si tiene il Concerto per il Servizio “Cultura e Università”, in cui vengono eseguiti alcuni brani del Messiah, commentati dal teologo don Dianich e dalla professoressa Gianturco.

Il 10 Maggio 2010 nella Biblioteca di Storia e Filosofia, il coro interviene in occasione della presentazione della donazione “fondo librario Armando Carlini”, eseguendo alcuni passaggi dei Carmina Burana di Orff e composizioni del Romanticismo tedesco: Auf dem See di Mendelssohn, Der buklichte Fiedler di Brahms, Zigeuner leben di Schumann.
Per la Festa della Repubblica, il coro si esibisce nel giardino della Prefettura di Pisa, con brani popolari del Risorgimento italiano, cori di Verdi e Inni: l’Inno degli Studenti Pisani, l’Inno nazionale italiano e l’Inno Europeo (An di Freude, dalla Nona Sinfonia di Beethoven).

Il 19 Giugno 2010 nella sontuosa cornice della Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, si tiene l’ Undicesimo Concerto Annuale nel Giugno Pisano per coro e orchestra. Il coro, come di consueto diretto dal carismatico maestro Stefano Barandoni, ha rinnovato la propria collaborazione con la già apprezzata Orchestra Giovanile Universitaria, preparata dal maestro Manfred Giampietro.
Il repertorio è stato completamene dedicato al Romanticismo, con le opere di due rappresentanti d’eccezione e molto diversi fra loro. La prima parte è stata riservata agli strumenti: energicamente diretta dal maestro Giampietro l’orchestra ha eseguito la Sinfonia n. 11 di Felix Mendelssohn, in cinque movimenti. Gli orchestrali hanno subito catturato il pubblico, percorrendo il silenzio con paesaggi di note solari, richiamando la linearità delle melodie classiche ma inserendole in un sentimento tutto romantico, che anche nei momenti di maggior brio conserva una nota di bucolica malinconia.

A questa suggestiva esecuzione è seguito l’ingresso del coro, che, sotto la guida del maestro Barandoni, ha proposto la Messa in Sol maggiore di Franz Schubert: autore dalla vena più morbida e pastosa, amante di sonorità più piene e meno cristalline. Il diverso carattere di questo compositore è subito rivelato negli archi lunghi del Kyrie, voci che sembrano inserirsi nell’armonia gioiosa e serena dell’universo. Una richiesta di pietà già intrisa della fiducia nel perdono. Segue la potenza percussiva di un Gloria, colorito da piani sonori minuziosi e inaspettati. Gli si contrappone un Credo dolce, raccolto, la melodia mossa in un pianissimo meditativo, in cui le voci quasi sospirano le note lasciando agio ai violini di cantare le loro melodie.

L’atmosfera così intima si lacera al momento del “Crucifixus”, il cui forte improvviso si dispiega in note lunghe e sinistri cromatismi, per richiudersi subito nella constatazione mesta, attonita, della passione e morte del Cristo. Un forte gioioso dichiara la resurrezione e subito ritorna a riflettere sulla propria fede. Il Sanctus ha un tono regale: si muove lento, richiamando certe costruzioni barocche e sboccia in una rigogliosa fuga di Osanna in cui le voci si rincorrono come squilli di tromba, giocose ed agili, alternando virtuosismi ad accenti sospesi. In questo passaggio, ripetuto due volte, si incastona il Benedictus, con le imitazioni più pacate e malinconiche dei solisti. La composizione si chiude con l’Agnus Dei, affidato al soprano, cui risponde il mormorio vibrante del Miserere corale.

L’esecuzione, salutata da lunghi applausi, è stata seguita da un altro brano di Felix Mendelssohn: l’inno Hör mein Bitten (Ascolta la mia preghiera). Il pezzo inizia con l’invocazione del soprano e del violoncello, che si accompagnano nel formulare le commoventi linee melodiche; a loro risponde l’insieme delle voci, riprendendo la preghiera iniziale e subito ingaggiando con il soprano un dialogo a imitazione serrato. Il coro inizia quindi un proprio discorso musicale, tessuto di drammatiche dissonanze e cromatismi, fra omoritmie che improvvisamente si disgregano in marosi struggenti. Di estrema suggestione la ripresa del soprano, che con movenze leggiadre sogna di poter volare via come una colomba; medita allora il coro, riproponendo lo stesso pensiero in modi ossessivi, partendo dalle voci più scure e ripetendolo fino ai soprani. La musica si spegne in note lunghe, quasi sospiri di solitudine.

Il concerto ha suscitato grande entusiasmo, tanto che solisti e maestri sono stati più volte chiamati alla ribalta. Il tradizionale bis è stato affidato al maestro dell’orchestra, che ha diretto il Gloria, ricavandone una versione più sanguigna e diversamente bella. L’esibizione è stata replicata due giorni dopo a Pontedera con uguale successo, inserendosi nell’ambito della Rassegna “ Voci e Suoni nei luoghi di Culto” della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato, nella Chiesa del Santissimo Crocifisso.

L’attività di questo anno accademico si è conclusa il 3 Luglio 2010, nella Piazza Gramsci di Carrara, dove, in occasione della Giornata “omaggio alle donne per i fatti del 7 luglio 1944”, organizzata dal Circolo Mazziniano della città, il Coro ha proposto il suo repertorio risorgimentale, salutato con commosso entusiasmo dal calorosissimo pubblico. Gli organizzatori hanno quindi guidato il coro ed il suo direttore in un breve giro della città ed offerto un ricco quanto gradito buffet…

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