Anno Accademico 2006/2007
Il coro esordisce già il 24 settembre, partecipando alla cerimonia “Nozze d’oro e d’argento con la laurea”, secondo quella che è ormai considerata una piacevole tradizione. Al palazzo dei Congressi vengono presentati tre cori di Verdi, il celeberrimo “Va’ Pensiero”, dal Nabucco, “O Signore del Tetto Natio” dai Lombardi alla Prima Crociata e “Tace il Vento”, da I Due Foscari, seguiti dalla suite di canti popolari toscani, nella riduzione per coro di Pallottini. L’esibizione si chiude con il Gaudeamus, cui il pubblico partecipa commosso.
I mesi successivi sono impiegati nella preparazione del concerto natalizio, tenutosi nella chiesa di San Michele in Borgo il 14 Dicembre: il repertorio, che comprende alcuni gospels e canti della tradizione tedesca e italiana, viene arricchito con il Concerto per la Notte di Natale di H. Purcell, con cui si apre il concerto. Al rientro dalla pausa natalizia, il coro è impegnato su più fronti.
Il 4 marzo, nell’ambito di un gemellaggio con il coro locale, si esibisce nell’antico Palazzo dei Priori di Perugia, proponendo gli Scottish Songs di C. Nairne, lo Zigeunerleben di Schumann, alcuni pezzi dai Carmina Burana di Orff, cui si aggiungono i tre cori di Verdi e la Suite Toscana. L’esibizione si conclude con l’Inno Pisano degli Studenti (Di Canti di Gioia), mentre a cori riuniti sono eseguiti Oh Happy Day e Gaudeamus. Il coro perugino è ospitato a Pisa il 25 di marzo e esegue alcuni spirituals ed alcuni brani tratti dall’Elisir d’Amore di Donizetti.
Nel frattempo vengono preparate le Danze Polovesiane di Borodin, brani corali dell’opera Il Principe Igor: alcune di esse vengono presentate in anteprima il 4 maggio, nell’Aula Magna Storica della Sapienza, nel contesto del Convegno di Studi su Borodin, organizzato dalla Facoltà di Chimica; in questa occasione sono accompagnate al pianoforte dal Piergiorgio Pirro. L’esibizione completa si tiene il 9 maggio, nella chiesa di Santa Caterina da Alessandria: il concerto, che riscuote un successo sottolineato da prolungati applausi, vede riuniti i cori Galilei, S. Nicola e Universitario e l’Orchestra Giovanile dell’Università di Pisa, diretti dal Maestro Francesco Pasqualetti.
Il 2 giugno la Prefettura invita il Maestro Stefano Barandoni ad intervenire con i suoi coristi durante la cerimonia per la Festa della Repubblica, tenutasi nel suggestivo quadro di Villa del Gombo, nel Parco di San Rossore. D’uopo sono i cori verdiani, per le loro implicazioni storiche, cui si aggiungono naturalmente l’inno di Mameli e l’Inno Pisano degli Studenti.
Il 15 giugno, in occasione del conferimento della laurea honoris causa ad Alan C. Kay, l’ensemble da camera del coro esegue alcuni pezzi del suo repertorio, fra cui compare per la prima volta “Dieu! Qu’il la fait bon regarder!”, di Debussy su testo di Charles d’Orléans, eseguita a cappella.
Lo sforzo maggiore tuttavia è stato investito nella preparazione del concerto finale, quello con cui, ormai da otto anni, il Coro Universitario chiude il proprio anno accademico e celebra il Giugno Pisano. La sera del 22 giugno è stata dedicata interamente a Ludwig van Beethoven, il musicista che segna il passaggio dalle strutture classiche, sublimate dal genio di Mozart, all’espressività ed alle innovazioni del Romanticismo. Nella sontuosa suggestione del Duomo, tanto gremito da contare numerosi posti in piedi, il Coro Universitario si è esibito con l’Orchestra Sinfonica della Città di Grosseto ed i solisti Federica Nardi (soprano), Sara Bacchelli (mezzosoprano), Marco Mustaro (tenore) e Alessandro Manghesi (basso).
Il primo tempo è stato dedicato alla musica strumentale, con l’esecuzione dell’Ouverture Coriolan op. 62, diretta con eleganza vigorosa dal maestro Stefano Barandoni.
In seguito a prolungati applausi, il Coro Universitario ha eseguito la Messa in Do maggiore di Beethoven, per Soli, Coro, Orchestra e Organo. Il pezzo si apre con la voce della sezione maschile più cupa, quella dei bassi, che nel silenzio quasi declama “Kyrie”, aprendo la via agli strumenti ed al coro; senza indugi la melodia si dipana in linee melodiche semplici e avvincenti: in tutto il corso dell’opera l’orchestra non è mai un semplice supporto, ma personaggio vivo, che con il coro e con i solisti dialoga, ora imitando ed ora contrastando figure ritmiche e melodiche. Le parti si concatenano, marosi che ora si uniscono ed ora si allontanano emergendo ad uno ad uno.
Il Gloria segue una struttura omoritmica, atta a rendere la solennità della lode, ma si chiude con un fugato di barocca memoria, che ancora una volta prende avvio dai bassi, per risalire via via verso le voci più chiare, fino alla conclusione spezzata ed energica, in cui anche il silenzio delle pause è elemento vivo. Un’altra fuga si ha nel successivo Credo, ma ha un carattere più serrato e la melodia viene ripresa anche a sezioni unite, quindi dai vari solisti e dall’orchestra.
Uno dei momenti più suggestivi è forse stato il Benedictus: protagoniste di questo brano sono le voci soliste, accompagnate dall’orchestra e dal coro in un sottofondo appena accennato; quando queste tacciono a cantare sono gli strumenti, mentre l’insieme del coro (più di centoventi elementi!) continua con il suo accompagnamento appena sussurrato. Il pezzo trasmette un’idea di serenità quasi bucolica, incastonato com’è tra il primo ed il secondo Osanna, costruiti a loro volta su un breve fugato.
Una singolare combinazione di solennità e dolcezza caratterizza l’ultimo brano, Agnus Dei, con gli struggenti “miserere”, cui segue una vivace e fiduciosa richiesta di pace: e proprio la parola “pace” viene ripetuta ossessivamente, in un rincorrersi di voci che si sovrappongono o si imitano, crescono e all’improvviso si ritraggono, proponendo continuamente nuove figure e nuovi temi e sboccano, inaspettatamente, nel tema iniziale del Kyrie, concludendo l’opera con un suggestivo piano.
L’intera composizione ha saggiato l’affiatamento del coro con il suo direttore, dato che i numerosi cambiamenti di tempo e la mancanza di brani esclusivamente solistici non concedono tregua: l’alto grado di concentrazione necessario, nonché l’inconsueta estensione vocale richiesta a tutte le sezioni del coro hanno comportato un impegno costante, tuttavia ampiamente premiato dall’affluenza e dall’entusiasmo del pubblico.
Il concerto è stato replicato domenica 24 al Cassero Senese di Grosseto, riscuotendo anche qui l’apprezzamento della platea.